Relazione del vescovo Stefano in apertura dell’assemblea diocesana di ottobre 2023

Vescovo Stefano Russo

Una Comunità di comunità. Al cuore delle relazioni: questo è il titolo che abbiamo dato alla nostra Assemblea Diocesana quest’anno. Dico subito che, quando ci siamo ritrovati insieme con i componenti l’equipe diocesana, non abbiamo fatto fatica a trovare l’intesa sul titolo. Non so se vi piace. Non si tratta di una scelta casuale ma che vuole fare sintesi di alcuni degli elementi che due anni di cammino sinodale dedicati all’ascolto hanno messo in evidenza e che tiene conto delle caratteristiche della nostra comunità diocesana.

Siamo qui riuniti per continuare il cammino. Quante volte ci siamo detti di voler camminare insieme! È giunto il momento allora di fare dei passi in avanti. Prima di addentrarci nel nuovo sentiero che stiamo per intraprendere mi permetto di fare brevemente il “riassunto” delle puntate precedenti facendo memoria di alcuni momenti significativi del nostro cammino. Per capire dove siamo arrivati e dove vogliamo andare è necessario fare memoria di dove siamo partiti. Chiedo scusa se per tanti di voi parte di quanto dirò non rappresenta una novità ma spero e credo che sia utile riprendere alcuni capi saldi del nostro percorso.

Da dove siamo partiti?

30 gennaio 2021: In Vaticano, presso l’Aula Clementina Papa Francesco riceve in udienza L’Ufficio Nazionale Catechistico della Conferenza Episcopale Italiana in occasione del suo sessantesimo anniversario di fondazione. Siamo ancora in un tempo in cui il Covid fa sentire i suoi effetti in modo pungente tanto è vero che in quella capiente aula in cui a volte ho visto radunate fino a 300 persone, eravamo in poco più di 50. Senza che nessuno se lo aspettasse quel giorno papa Francesco dà l’avvio al processo sinodale per le Chiese che sono in Italia, invitando ad uscire dalla “timidezza”, riprendendo in mano quegli indirizzi che lui stesso aveva dato cinque anni prima a Firenze, nel novembre del 2015 in occasione del Convegno Nazionale ecclesiale della Chiesa italiana. Un cammino sinodale all’impronta dell’Evangelii Gaudium in cui emerga sempre più quel Nuovo Umanesimo cristiano conseguenza dell’azione di persone che assumono e fanno propri i sentimenti di Cristo Gesù.  L’umiltà, Il disinteresse, la beatitudine. Sottolinea con forza più volte che stiamo assistendo non tanto ad un’epoca che cambia quanto ad un vero e proprio cambiamento d’epoca. In altre occasioni sollecita la comunità cristiana a riprendere in mano lo spirito del Concilio Vaticano II invitando a far si che il protagonista del cammino sinodale sia solo lo Spirito Santo. Non si tratta, dice, di fare parlamento, di fare chiacchiere ma di permettere allo Spirito di fare irruzione e di indicarci la strada anche rompendo gli schemi, “sparigliando”.

Quando nel maggio del 2021 i vescovi italiani avviano formalmente il processo sinodale, in un tempo ancora condizionato dal COVID, tutte le Chiese locali che sono in Italia vengono invitate ad avviare quella che è stata chiamata la fase detta NARRATIVA che corrisponderà a due anni dedicati all’ascolto.

Seppure nella difficoltà determinate in particolare all’inizio di questo cammino proprio dalle conseguenze del COVID la maggioranza delle Chiese diocesane, compresa la nostra, accolgono quello che può essere considerato un vero e proprio mandato e si mettono in cammino. Quello delle “conversazioni nello Spirito” che viene presentato come un possibile metodo da attuare per favorire le dinamiche dell’ascolto, diventa con il passare del tempo l’espressione di uno stile di Chiesa apprezzato da tutti coloro che coinvolti nel cammino se ne fanno protagonisti.

Contestualmente a questo percorso, Papa Francesco lancia per tutta la Chiesa il Sinodo dei Vescovi, che verrà comunemente conosciuto come il Sinodo sulla sinodalità, con evidenti ricadute significative sul cammino delle Chiese diocesane in Italia, tanto e vero che i due percorsi troveranno le forme di un’armonizzazione che nel primo anno di cammino vedrà una sostanziale identificazione fra gli stessi. In questo momento il Sinodo dei Vescovi sta vivendo un importante fase nell’assise assembleare che in Vaticano per tutto il mese di ottobre vede centinaia di persone, vescovi, clero e laici, riunite con Papa Francesco. Il Cardinale Zuppi che questa sera partecipa alla nostra Assemblea proviene direttamente dal Vaticano dove si stanno svolgendo i lavori del Sinodo.

Ma veniamo più direttamente a noi e a quanto emerso in questi due anni di cammino della nostra Chiesa locale.

Il ruolo della Commissione sinodale e degli organismi di partecipazione

Fin dall’inizio il percorso è stato supportato dal servizio della Commissione Sinodale Diocesana composta da membri laici e da consacrati che hanno continuato a raccogliere quanto emerso dalle tante situazioni di incontro, ascolto e confronto, facendo sintesi e restituendo poi alla comunità il frutto del loro lavoro. Questo è stato e continua ad essere un servizio preziosissimo che ha consentito agli organismi ecclesiali di partecipazione, in particolare il Consiglio presbiterale e il Consiglio Pastorale Diocesano di esercitare il loro ruolo orientando il cammino sinodale e contribuendo a precisare le emergenze scaturite dal percorso fatto.

Non è che abbiamo risolto le problematiche che a volte ritroviamo nel far “funzionare” questi organismi ecclesiali ma almeno possiamo dire che ci stiamo provando ad affrontarle e l’impressione è che anche qui qualche passo in avanti lo si stia facendo.

Allo stesso tempo in questi due anni la Commissione Diocesana si è preoccupata di restituire alla Conferenza Episcopale Italiana a nome della nostra comunità le emergenze scaturite dal nostro cammino. Anche se si tratta di un lavoro fatto per lo più nel nascondimento e con il solo interesse di servire la Chiesa, mi sembra molto importante metterlo in rilievo perché il cammino sinodale a cui stiamo partecipando sta avendo delle dimensioni relazionali che a partire dalla comune appartenenza del popolo di Dio alla Comunità ecclesiale ha visto un dialogo continuo a livello locale, territoriale e nazionale. Da questo punto di vista mi sembra estremamente significativo il fatto che nelle sintesi fatte dalla Conferenza Episcopale Italiana che raccolgono le “narrazioni” provenienti dalle Diocesi italiane si ritroviamo tutti gli elementi emersi nella nostra Chiesa diocesana.

Sostanzialmente questi due anni di ascolto hanno messo in rilievo alcuni aspetti caratterizzanti la nostra comunità locale di cui dobbiamo far tesoro per capire quali passi in avanti siamo chiamati a fare. Il rischio di fermarsi pensando di aver corrisposto a quanto in qualche modo è stato richiesto a tutte le comunità diocesane è forte. Il Cammino sinodale non è un compito da assolvere quanto soprattutto uno stile da incarnare e dal quale poter trarre indicazioni e stimoli per attivare processi che siano una risposta di orientamento per l’annuncio della buona notizia a tutte le genti. Il “cambiamento d’epoca” a cui stiamo assistendo richiede a tutti noi e a quel NOI espressione della comunità ecclesiale, atti di conversione che permettano allo Spirito di arrivare al cuore delle persone.

La fase sapienziale e il prosieguo del cammino

La fase sapienziale nella quale siamo entrati caratterizzerà tutto quest’anno pastorale e vedrà una particolare cura da parte di chi per la Conferenza Episcopale Italiana ha raccolto nei primi due anni le sintesi diocesane ma allo stesso tempo questa fase non potrà non interrogare concretamente le comunità locali.

Uscendo fuori dalla metafora è necessario dire che la fase sapienziale corrisponde a quella del discernimento dalla quale a livello nazionale scaturiranno degli indirizzi che saranno oggetto di approfondimento nella fase profetica che ci porterà all’anno 2025 dal quale dovrebbero scaturire degli orientamenti per tutte le chiese locali che sono in Italia. Un percorso certamente articolato ma anche fecondo che è conseguenza di quella sorte di “piramide rovesciata” che si è resa esperienza con l’avvio del cammino sinodale …

Nel frattempo, a livello locale partecipiamo alla fase sapienziale di discernimento non soltanto aspettando quanto verrà fuori dalla riflessione a livello nazionale ma provando ad avviare dei processi, delle sperimentazioni che possano essere una risposta a quanto lo Spirito Santo ci sta già segnalando.

Quali passi in avanti possibili?

Devo dire che qualche cosa è già avvenuto quando ad esempio, proprio a proposito degli organismi di partecipazione abbiamo vissuto l’esperienza di un coordinamento tra il Consiglio pastorale diocesano ed il Consiglio presbiterale. Anche la necessità segnalata da più parti di ravvivare il rapporto con il mondo dei giovani ci ha portato lo scorso anno a coinvolgere maggiormente le realtà associative e parrocchiali che si sono rese protagoniste di un percorso comune in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona.

Una comunità di comunità

Più in generale i due anni dedicati all’ascolto hanno ulteriormente fatto emergere che la nostra Diocesi è composta a sua volta da comunità che, pur partecipando ad una comune azione di evangelizzazione hanno spesso caratteristiche particolari che le contraddistinguono. Si tratta di differenze che dobbiamo saper cogliere positivamente considerandole, nella loro unicità, un dono per la comunione della Chiesa locale. Allo stesso tempo è indispensabile vigilare continuamente affinché abbattiamo quei muri invisibili che a volte eleviamo fra di noi e che non ci permettono di fare un’autentica esperienza di comunione. Chi cammina al mio fianco è certamente diverso da me ma non è mio concorrente e semmai concorre con me come dice la lettera ai Romani, a quel bene che è la conseguenza della ricerca dell’amore di Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno (cfr. Rom 8,28). Un disegno dove ogni parte si spende con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente per l’edificazione dell’unica Chiesa. Mi piace l’immagine scelta come icona di quest’anno sapienziale, quella dei discepoli di Emmaus, che una volta riconosciuto Gesù Cristo lungo il cammino, la prima cosa che fanno è tornare indietro, verso Gerusalemme, al cuore della loro esperienza di fede a fare l’annuncio alla comunità degli undici e degli altri che erano con loro.

Nella nostra Diocesi queste comunità più facilmente possiamo rintracciarle non soltanto nelle parrocchie, negli istituti religiosi, nelle diverse realtà associative e nei movimenti ma anche per territori omogenei che più facilmente possiamo ricondurre alle circoscrizioni comunali … (citare l’invito fatto ai sindaci di partecipare a questo primo giorno dell’Assemblea diocesana. Alcuni non sono potuti venire ma hanno avvisato). Confido che in questo tempo del cammino sinodale dedicati al discernimento, possiamo trovare i modi e le forme per attivare percorsi comuni che a partire dalla costruzione di comunità sempre più fedeli a questo nome favoriscano la nostra capacità di relazionarci costruttivamente con i territori nei quali viviamo e che il Signore ci affida. Anche questa Assemblea diocesana, che domani coinvolgerà tutti i partecipanti in una giornata di scambio e di confronto nel segno della conversazione nello Spirito, può portare un contributo importante in questa direzione.

Si comprende allora il titolo che abbiamo dato all’Assemblea Diocesana rispetto al cammino che stiamo facendo. Una comunità di comunità. Al cuore delle relazioni.

La cosa mi appare tanto più significativa se guardiamo ai recenti avvenimenti che hanno coinvolto direttamente il sottoscritto ma che in realtà riguardano tutti noi. Faccio chiaramente riferimento alla mia nomina come vescovo di Frascati e alla conseguente unione in persona episcopi delle due sedi di Velletri-Segni e di Frascati. Ciò significa che inizia un cammino che ancora di più mette in evidenza l’essere una comunità di comunità in cui determinante sarà l’impegno di tutti a spendersi per costruire questo disegno comune.

La corresponsabilità

Un’altra evidenza emersa dai due anni dedicati all’ascolto è stata quella della necessità di crescere nella dimensione della Corresponsabilità intendendo per questa più in generale la compartecipazione di tutta la comunità alla edificazione della Comunità cristiana. È una dimensione che, se vogliamo diventa sempre più stringente guardando anche alla costante diminuzione delle vocazioni di speciale consacrazione. Si tratta di una difficoltà che ritengo dobbiamo saper leggere con la coscienza che al di là di responsabilità che ci riguardano il Signore sta permettendo tutto questo (uno sguardo a Frascati).

Non è da adesso che nella Chiesa parliamo di questa urgenza della corresponsabilità nel segno di una Chiesa capace di rendere vivo sempre più lo Spirito del Concilio Vaticano II. Se facciamo bene i conti quindi possiamo dire che ne stiamo parlando troppo essendo passati più dui 60 anni dal Concilio e qualcuno potrebbe dire che il cammino sinodale in fondo non ci ha detto niente di nuovo ma ha fatto scoprire semplicemente “l’acqua calda”. Possiamo dare questa lettura della situazione o più correttamente a mio parere possiamo pensare che forse questo è il tempo propizio, tempo di grazia speciale che il Signore ha pensato perché con maggiore convinzione possiamo attivare un cammino di conversione in questa direzione.

La formazione alla vita e alla fede

Un’altra segnalazione che questi due anni di ascolto ci consegnano è quella della formazione alla vita e alla fede. Riprendo quanto recita una delle schede preparate per le conversazioni nello Spirito che domani attueremo trasferendoci al Centro di Spiritualità Santa Maria dell’Acero:

È fondamentale che le comunità ecclesiali accrescano la consapevolezza del loro compito educativo e siano sempre più attente alla formazione umana della persona e alla vita cristiana. Si avverte l’importanza di ripensare quest’ultima in modo maggiormente integrato e comunitario; di porre attenzione alla formazione del “credente” e a quella specifica dei ministri e di coloro che svolgono un servizio; di saper contrastare i rischi di prassi frammentate, occasionali, poco curate, distanti dai bisogni delle persone. Occorre poi ridare centralità alla Parola di Dio sia nelle comunità cristiane (sia nella società civile). La fase narrativa consegna una richiesta pressante di ripensamento della formazione di coloro che esercitano un ministero e vivono una specifica vocazione, in particolare i presbiteri, i religiosi, diaconi e laici. Chi educa a nome della Chiesa deve essere aiutato a coltivare costantemente la propria umanità e la propria fede, perché sappia esercitare l’ascolto, l’accoglienza, la dedizione gratuita, la carità pastorale… infatti, l’educatore, per essere credibile, ha bisogno di attingere ad una vita coerentemente vissuta con la fede professata. È stata messa in luce l’esigenza di una formazione secondo una prospettiva maggiormente sinodale, più attenta a sviluppare competenze relazionali, a far crescere la persona nell’arte dell’accompagnamento, sviluppare in coloro che hanno responsabilità la capacità di gestire le situazioni di conflitto, coltivare la cultura della collaborazione educativa con i territori e le istituzioni.

La memoria del cantiere

Una Chiesa può essere in uscita, come ci sollecita papa Francesco se ha chiaro il punto di partenza che non si può mai dare per scontato ma che richiede una conversione continua alla comunione fatta di gesti, di parole, di azioni concrete. Da questo punto di vista mi sembra significativo anche il nome che all’inizio dello scorso anno pastorale abbiamo dato al nostro “cantiere”, sollecitati insieme a tutte le Diocesi che sono in Italia dalla Conferenza Episcopale Italiana a usare questa immagine. L’abbiamo chiamato così: Una comunità sulla soglia. il cantiere della corresponsabilità e delle relazioni. È un cantiere che possiamo considerare ancora aperto e che ci sollecita a non rimanere troppo sulla soglia a guardare ma a sporcarci sempre più le mani nell’attivare nuovi possibili dialoghi e luoghi di incontro con il mondo.

Conclusioni

Ci lasciamo alle spalle una fase narrativa che ritengo sia stata un’opportunità grande per la nostra comunità di cogliere il vento dello Spirito che in questo momento soffia sulla Chiesa Cattolica. Dobbiamo avere il coraggio di andare avanti sulla strada che il Signore ci sta indicando. Sarà bene continuare a specializzarci, mi si passi il termine, in quella dimensione dell’ascolto che in questi due anni abbiamo come riscoperto. Sarà veramente importante continuare a mettere al centro di questo ascolto la Parola di Dio.

Facciamo tesoro delle scoperte che il Signore ci sta facendo fare affrontando il rischio dell’investimento più importante della nostra vita, quello sulla buona notizia che in Cristo ci è donata gratuitamente e che gratuitamente siamo chiamati a ridonare.