GRUPPO 1
Dalle risposte alla prima domanda sull’esperienza di cammino sinodale vissuta in questi due anni, sono emersi degli elementi sicuramente positivi e significativi per il proseguimento del percorso, quali:
- una maggiore apertura e spinta al dialogo, ed una aumentata frequenza di incontri periodici in parrocchia, dove l’ascolto della Parola è sostenuto e fortificato anche da testimonianze stimolanti. Si riscopre la gioia dello stare insieme da trascorrere in maniera informale, condividendo momenti di fraternità e ricreazione.
- è cambiata anche la modalità nella dinamica dell’ascolto, che passa attraverso una particolare disposizione di animo per cui si entra in comunione gli uni con gli altri.
- condivisione di esperienze di diversità vissute in comunità dove si è riusciti a sperimentare la bellezza di essere diversi, con uno stile di accoglienza e semplicità, donando sorrisi e asciugando lacrime.
- il camminare insieme ha aiutato, inoltre, alcuni giovani educatori ed animatori ad imparare a condividere il loro entusiasmo con la gioia propria dei bambini.
- colpisce in maniera particolare il nuovo approccio della Chiesa nel prendere decisioni, che parte, ora, dal basso verso l’alto e che coinvolge allo stesso modo sacerdoti, laici e ragazzi.
Infine unico elemento negativo:
- Un sacerdote afferma che, purtroppo, secondo la sua esperienza, non c’è ancora sinodalità, anche se si avverte un forte bisogno di riscoprire quei germogli di bellezza che esistevano già da prima.
Questo cammino è faticoso, ma occorre farlo, per ridare forza e vigore al vento dello Spirito.
Dalla seconda domanda che ci interpellava sulla priorità dei nuclei tematici da dare per la nostra diocesi, è emerso che essi sono tutti importanti e correlati tra loro e quindi:
- c’è comunque bisogno di formazione, sia umana che specifica per gli operatori pastorali;
- molto importante è l’ascolto di Dio e della sua Parola, ma anche ascoltare sé stessi per conoscersi e capirsi ed arrivare poi ad ascoltare gli altri per individuare i loro bisogni.
- dall’ascolto nasce quindi la relazione: con Dio, con il fratello, con la comunità, per cui fondamentale nel cammino sinodale è curare le relazioni umane, prendersi cura della persona, perché l’altro è un essere umano come me e come tale ha bisogno di essere accolto e amato, con uno stile di compassione.
- tutto ciò porta a favorire la corresponsabilità in quanto come battezzati abbiamo tutti quella dignità battesimale che ci rende responsabili gli uni degli altri all’interno della nostra comunità. Si fa comunque fatica a trovare persone corresponsabili.
- la testimonianza e l’esperienza personale di alcuni giovani educatori ha fatto emergere l’esigenza di usare un nuovo linguaggio, semplice e accogliente, capace di creare comunicazione, per farci capire soprattutto da chi è lontano dalla Chiesa.
- Si è parlato infine della Chiesa sulla soglia, sottolineando, purtroppo, che molto spesso siamo proprio noi battezzati che siamo sulla soglia a non far entrare chi vorrebbe invece oltrepassarla: persone pronte all’ascolto e a mettersi a disposizione, che non riescono a trovare neanche una fessura, uno spiraglio di apertura, oppure che, una volta entrate, non trovano né attenzioni, né cura.
GRUPPO 2
Dall’incontro fatto in gruppo è emerso inizialmente che il cammino sinodale nelle comunità parrocchiali si è avvertito poco, forse perché nella pratica si percepisce poca concretezza nell’essere una “Chiesa in uscita” capace di accogliere senza giudizio. D’altro canto emerge una passione nel voler intraprendere questo percorso sinodale, perché si riconosce in questo una apertura all’interno della nostra Diocesi.
La relazione sembra essere il punto centrale delle diverse riflessioni, intesa come modalità per scoprire e riscoprirci tra: parrocchie, associazioni, famiglie e giovani di altre realtà parrocchiali. Le relazioni infatti, sia tra membri della stessa parrocchia che in ambito diocesano, sono viste e percepite come elemento importante da far emergere in questo cammino sinodale; ecco perché il nucleo tematico più espresso è stato la cura delle relazioni.
Inoltre la scelta è ricaduta su questa tematica poiché si ritiene che abbracci tutti i restanti nuclei, in particolare la formazione e la corresponsabilità.
Infatti è emerso che formarci ad instaurare buone relazioni, ci permette di essere una “Chiesa sulla soglia” capace di accogliere e accompagnare le persone, in modo da far fiorire la loro vita cristiana nel quotidiano, in particolare con i giovani, che stanno percorrendo strade nuove (nel mondo scolastico/universitario e lavorativo).
La corresponsabilità nella cura delle relazioni, ci rende tutti impegnati nel creare e mantenere delle relazioni che ci portino ad avere uno sguardo prospettico di insieme della comunità; questo significa avere fiducia negli altri e nelle loro capacità, per lasciare lo spazio necessario ad emergere con attività già esistenti o nuove.
L’ascolto quindi diventa lo strumento capace di permettere all’altro di esprimersi liberamente, con il quale tutta la comunità si preoccupa e da importanza alle domande e ai problemi del singolo.
GRUPPO 3
Ascoltare ed essere presenti accompagnando le persone nel loro cammino, una maggiore capacità di accoglienza, curare le relazioni -soprattutto con il nostro prossimo più prossimo- sono le esigenze maggiormente sottolineate durante il lavoro svolto in gruppo: nello stile con il quale concretizziamo l’ascolto, l’accoglienza e la cura delle relazioni si gioca infatti la credibilità del cristiano. L’ascolto dei fratelli è fondamentale per una buona relazione, avendo il coraggio di essere presenti nella vita dell’altro, essendo pazienti e lasciando spazio all’altro perché possa esprimersi liberamente. L’ascolto ci fa vivere la vita dell’altra persona: dobbiamo accettare gli altri così come sono senza pregiudizi e ascoltare, soprattutto i giovani: in questo caso specifico si sottolinea l’importanza dei linguaggi, che siano rinnovati ed inclusivi e siano veri canali di vicinanza.
I cambiamenti veri che aprono nuove strade da percorrere scaturiscono proprio dall’ascolto e vengono suscitati dall’interno dei gruppi parrocchiali e/o diocesani e non dall’imposizione dall’alto.
L’ascolto e la condivisione della Parola di Dio associate alla formazione e alla cura delle relazioni sono importanti per creare dinamiche nuove.
Le esperienze vissute in questi due anni di Cammino sinodale giudicate positive che vorrebbero essere continuate e rafforzate in futuro sono:
- la condivisione di esperienze e momenti comunitari tra parrocchie della stessa città,
- lo stile della conversazione spirituale
- l’esperienza di ascolto rispettoso dell’altro e di condivisione (vissute grazie alla modalità della conversazione spirituale).
Da tener presente come elemento che ha influenzato negativamente ed in alcuni casi arrestato il procedere del Cammino delle varie realtà diocesane, è stato l’individualismo che dovremmo cercare di eliminare o almeno limitare attraverso una più frequente condivisione di esperienze in parrocchia e in Diocesi.
Alla luce di quanto condiviso nel gruppo, posto che si intende proseguire e migliorare nell’esperienza di ascolto della Parola di Dio e dei fratelli, e che si ritiene che tutti i sei nuclei tematici scaturiti dalle sintesi del primo biennio del Cammino siano importanti e legati tra loro da un’imprescindibile dinamica di consequenzialità, i nuclei tematici ritenuti fondamentali per lavorare in futuro nella nostra Diocesi sono tre:
- la cura delle relazioni
- la formazione
- la corresponsabilità
La formazione -intesa così come presentata in assemblea cioè nei suoi duplici aspetti di formazione umana e di formazione degli operatori pastorali– e la corresponsabilità sono ritenuti i due pilastri sui quali poter fondare la cura delle relazioni: se infatti non siamo formati come esseri umani e come operatori o quantomeno come cristiani cattolici e non esercitiamo il diritto/dovere di portare il nostro contributo nelle nostre comunità non saremo in grado di avere relazioni, con la comunità e con i fratelli, che accolgono, che nutrono, che vivificano radicate nella carità, autenticità e nella fiducia in Dio, a partire sempre dalla relazione con Dio che ci orienta verso i fratelli per accoglierli conoscerli e rispettarli.
GRUPPO 4
In questo momento di verifica del nostro cammino sinodale, in un clima di fraternità, il gruppo di lavoro ha messo al centro elementi positivi e migliorabili del percorso fatto finora e tutti hanno sentito difficile dare una priorità ai nuclei tematici emersi nel primo momento del cammino sinodale. Dal gruppo è emerso un giudizio positivo riguardo il metodo della conversazione spirituale, non solo per come è stato utilizzato per il confronto ma anche e soprattutto per come entra a far parte della vita di ciascuno di noi, insegnandoci ad ascoltare in maniera sincera e attenta. È stata messa in luce anche una difficoltà, soprattutto a livello parrocchiale, dove l’interazione e il dialogo tra diverse realtà diventa difficile, nonostante il cammino che la diocesi sta portando avanti. Sui nuclei tematici, riconoscendo l’importanza di ogni nucleo emerso, si è pensato di riunirne quattro (Chiesa sulla soglia, linguaggio, cura delle relazioni, ascolto) in un unico nucleo: l’accoglienza; riguardo alla formazione e alla corresponsabilità tutti si sono trovati d’accordo nel lasciarli separati in quanto riconosciuti come fondamentali nella vita cristiana di ognuno. Infine un’attenzione particolare va tenuta sulla cura delle relazioni, in particolare nella relazione con Dio. Bisogna riscoprire l’importanza di vivere la propria relazione con il Signore anche e soprattutto attraverso la sua Parola che è il centro del nostro cammino, in modo da poter essere poi strumenti e testimoni concreti per gli altri.
GRUPPO 5
Utilizzando il metodo della conversazione spirituale, i partecipanti al gruppo hanno raccontato come sono stati vissuti questi due anni di cammino sinodale nella propria parrocchia di provenienza. È stata sottolineata, e dalla maggior parte condivisa, la difficoltà ad ascoltarsi gli uni gli altri, talvolta nell’organizzazione degli incontri stessi, spesso per disabitudine a lavorare insieme e condividere. Quando e dove questo è stato fatto i frutti sono stati l’impegno a superare le difficoltà suddette, a vivere un ascolto più attento, sia della Parola che degli altri, e una più amorevole cura delle relazioni. Soprattutto è stata sperimentata la corresponsabilità, come capacità di condividere e investire tempo ed energia, senza protagonismi e senza pregiudizi, per una crescita comunitaria. La formazione è stato il punto di partenza da cui far discendere gli altri due nuclei tematici su cui si convergeva, cioè l’ascolto e la corresponsabilità. Allo stesso tempo si è sottolineato come la formazione sia disattesa, in parte per una mancanza di comunicazione adatta ai ritmi e alle modalità cambiate, da qui la necessità di utilizzare linguaggi nuovi, in parte perché talvolta ancora chiusa in ambiti clericali.
Al termine dei lavori, esortati a vivere ogni proposta per il futuro alla luce del cammino sinodale, perché in esso la meta è il cammino stesso, si può concludere con una considerazione e una proposta.
Considerazione
Emerge chiaramente una disaffezione alla Chiesa, da parte di chi ne è al di fuori, ma anche da parte di chi partecipa più o meno intensamente alla vita della comunità. Questo deve interrogare tutti sullo stile di accoglienza e soprattutto di ascolto che si vive all’interno della comunità ecclesiale, che spesso non si apre realmente agli altri e al loro bisogno di essere raggiunti e amati.
Proposta
Noi tutti laici, coscienti del nostro sacerdozio battesimale, ci impegniamo ad essere veicoli e missionari dell’amore di Dio in Cristo nell’ambiente in cui siamo, attraverso la nostra esperienza, la nostra testimonianza di vita e la cura delle relazioni fraterne. Tutto ciò in spirito di ascolto e corresponsabilità, sperimentando linguaggi e percorsi nuovi, sapendo che saremo fortificati anche dagli insuccessi, nell’ottica di attesa fiduciosa dei tempi dello Spirito Santo.
GRUPPO 6
L’esperienza di cammino sinodale è stata vissuta in quasi tutte le realtà presenti nel gruppo; su 7 persone solo 2 non hanno fatto un’esperienza significativa di cammino sinodale.
A partire dal 1° giro in cui ciascuno ha narrato il proprio vissuto e poi dalla condivisone, nel 2° giro, di ciò che ha risuonato maggiormente di quanto l’altro ha detto, il nucleo tematico condiviso da tutti, emerso nel 3° giro di condivisione, che sentiamo possa essere contributo sinodale, è quello della CURA DELLE RELAZIONI, come cura della relazione con Dio, con sé stessi e con gli altri, per essere presenza, per farsi prossimi a tutti; le persone hanno sete di essere ascoltate, sete di relazioni autentiche che richiedono tempo per saper stare con l’altro.
A questo nucleo tematico si collegano tutti gli altri sui quali ci siamo ampiamente soffermati, sottolineando l’importanza dei linguaggi, la corresponsabilità, ma soprattutto l’ascolto di Dio, di sé stessi e degli altri, la condivisione, l’essere Chiesa sulla soglia, aperta, in uscita, attenta a tutto ciò che è fuori oltre che a tutto ciò che è dentro la parrocchia.
La presenza nel gruppo di un giovane ha sottolineato da un lato la bellezza di una testimonianza di chi ha scoperto che “la tua vita è bella” e che questo deve essere testimoniato non solo in parrocchia ma in tutti gli ambiti della vita (scuola, lavoro, famiglia…). Dall’altro la mancanza di giovani in molte delle nostre parrocchie ha fatto emergere nuovamente la questione di come essere maggiormente attrattivi nei loro confronti e in quale modo coinvolgerli di più.
GRUPPO 7
Il gruppo è concorde nell’indicare, fra gli elementi positivi emersi in questi due anni di cammino sinodale, prima di tutto l’ASCOLTO vissuto nelle tre dimensioni:
- ascolto di Dio;
- ascolto degli altri, proprio perché avendo ascoltato Dio Padre io posso e debbo ascoltare l’altro che è fratello e sorella e condivide con me la grazia battesimale;
- ascolto di sé.
Un altro aspetto che ha colpito il gruppo è l’uso della conversazione spirituale, perché ha messo tutti, meglio a dato a tutti la possibilità di parlare.
Un elemento di debolezza è stato individuato in un coinvolgimento limitato che non ha permesso di avere un respiro maggiore anche nei nostri incontri assembleari. Si vorrebbe una maggiore sensibilizzazione perché si nota una certa resistenza nell’applicare questa “modalità sinodale” con un invito a trovare le modalità giuste.
Riguardo ai nuclei tematici il gruppo ritiene che la priorità vada data a EDUCARE ALL’ASCOLTO, che si lega alla CURA DELLE RELAZIONI per far crescere una maggiore responsabilità, meglio corresponsabilità. Tutto però sostenuto da una testimonianza che sola rende credibile tutto.
GRUPPO 8
Nel rispondere alla prima domanda il gruppo si è mosso in un ampio spettro che prevede quattro punti. Da una parte c’è il timore che la sinodalità possa aprire delle situazioni troppo avanzate rispetto alla maturità dei credenti e la fatica di portare avanti un processo sinodale complesso e molto variegato; dall’altra il gruppo considera essenziale abbandonarsi alla grazia affinché essa possa agire e vivere la fiducia nell’orientamento che sinodalità come processo può e deve dare al cammino della Diocesi.
Il gruppo nel rispondere alla seconda domanda ha prima di tutto riconosciuto una circolarità tra i diversi nuclei tematici con al centro la “Chiesa sulla Soglia”. Questo significa che è l’insieme di questi nuclei tematici nella loro mutua sinergia che costituisce il processo sinodale che la nostra Diocesi è chiamata a vivere. Non si tratta dunque di sceglierne uno al posto dell’altro, ma di armonizzarli a partire da un centro. Proprio al centro c’è il nucleo che è stato però specificato in “Chiesa sulla Soglia Missionaria”. L’aggettivo missionario è decisivo perché vivere sulla soglia significa vivere sul confine, aprirsi alla dimensione missionaria di una chiesa in uscita che non si accontenta di una pastorale della conservazione, ma nel mettersi in gioco sperimenta nuovi percorsi, nuove strade, proprio rimanendo sulla soglia, ovvero essendo aperta al mondo che la circonda. Notevoli sono gli spunti che Evangelii Gaudium offre a tale proposito (cf. 20-24).
Intorno al fondamentale nucleo tematico della Chiesa sulla Soglia Missionaria – che rappresenta la scelta di campo necessaria ad implementare questa postura sinodale – come dei raggi, si allungano poi le dimensioni diverse della sinodalità che sono appunto: l’importanza dei linguaggi, la formazione, la corresponsabilità, l’ascolto e la cura delle relazioni. Il processo sinodale da mettere in atto, da mettere in moto si potrebbe così sintetizzarsi in un sole dai cinque raggi nel cui centro c’è la Chiesa sulla Soglia Missionaria.
GRUPPO 9
Chiesa a volte “deserto”, altre “mercato”. Questa affermazione è un invito a riflettere sulle situazioni che si vivono nelle varie parrocchie della nostra diocesi. Si passa da momenti in cui, in parrocchia, si vedono solo pochi fedeli ed attimi in cui tutti chiedono certificati, sacramenti, lamentele come in un mercato. È questa la chiesa di oggi? Dal confronto del gruppo è emersa la difficoltà di sentirsi parte di una unica famiglia, perché parte di un singolo gruppo (es. catechisti, Caritas, famiglie…) fine a sé stesso; la fatica di riprendere dopo una pandemia che ci ha tutti cambiati; una chiesa, a volte non al passo con i tempi e anziché essere soglia, resta chiusa, incapace di relazionarsi con genitori dei bambini del catechismo, lontani da ogni rapporto con Dio, ma finalizzati solo alla distribuzione del sacramento richiesto. Tuttavia, il sinodo è, secondo l’opinione di tutti, una grande opportunità, di imparare tutti a camminare insieme con positività e apertura di pensiero. Imparare ad Ascoltare, perché tutti si sentano accolti, con la loro storia, senza pregiudizio, ma andare verso l’altro. Riprendere la CURA delle RELAZIONI, una realtà che produce i suoi frutti in modo nascosto ed efficace. Non basta usare i social, che seppur utili per divulgare notizie in tempi brevi e a più persone possibili, non riescono ad essere dialogo vero, abbraccio profondo, sguardo negli occhi, emozione vera e trasparente; è necessario un rapporto umano, fisico. È necessaria, una formazione umana, iniziando dagli adulti, affinché si diventa corresponsabili. Imparare un nuovo linguaggio, che sappia accogliere, che sappia parlare di Dio perché ognuno è amato e degno del suo amore; che sia inclusivo. Non è semplice essere Chiesa sulla soglia, ma attraverso l’ascolto della chiesa e dei suoi fedeli, il confronto di idee, seppur diverse, ci si può sentire uniti per costruire. Nel nostro gruppo è emerso il sogno che si può diventare Chiesa sulla soglia, aperta a tutti e verso tutti, anche per chi ha difficoltà come gli anziani, disabili, malati, i lontani che non si sentono parte; in fondo questa immagine ce l’ha insegnata Gesù stesso, nella parabola del buon samaritano, il quale si prese cura di un uomo ridotto in fin di vita e lo portò in una locanda affinché potesse guarire e riprendere le sue forze e il suo cammino. La Chiesa “locanda” che accoglie, si prende cura, guarisce e insegna, un cambio di mentalità per sentirsi nella gioia e liberi, nuove creature in cammino.
GRUPPO 10
Nel gruppo è emerso come il cammino Sinodale che si sta facendo è stato un input per vedere e riconoscere i vari carismi, personali e quelli che abbiamo vicino. Ciò ha permesso di metterli a servizio nella parrocchia. Inoltre, il mettere a servizio il proprio carisma e il proprio dono è stata la possibilità per vivere concretamente il cammino sinodale che porta ad una fratellanza verso e con gli altri.
Il cammino sinodale dà una spinta a tutti e ci aiuta ad uscire fuori da sé.
Partire dal metodo della conversazione spirituale ha aiutato a mettersi in ascolto vero delle persone ed è stata anche una possibilità di viverlo in casa, al lavoro… dove spesso non ci si ascolta realmente.
Questo metodo ha permesso di conoscere non il gruppo, MA LE PERSONE, ascoltandole e avendo l’umiltà di stare in silenzio davanti all’altro.
Linguaggio e cura delle relazioni siamo chiamati a viverli a partire da dentro le nostre comunità. Con l’idea che dobbiamo ascoltare quelli fuori, ci perdiamo quelli dentro.
I nuclei maggiormente emersi nel nostro gruppo sono:
- Cura delle relazioni
- Importanza dei linguaggi
- Corresponsabilità
- Ascolto
1. CURA DELLE RELAZIONI:
È fondamentale riflettere e lavorare sulle relazioni, come impegno fattivo. È importante perché le relazioni le viviamo in ogni campo della nostra vita.
Aver cura delle relazioni significa:
- cercare di capire e andare verso l’altro:
- imparare ad essere più fluidi;
- imparare a capire le esigenze dell’altro;
- nelle nostre relazioni c’è tanto giudizio;
- essere semplici, MA AUTENTICI;
2. IMPORTANZA DEI LINGUAGGI
Importanza dei linguaggi significa:
- evitare le “parolone”, ma saper “scendere in basso”, farsi vicini agli altri;
- usare quel linguaggio proprio di quella relazione;
- comprensione dei linguaggi che possano comprendere e accogliere l’altro;
- linguaggi anche nelle omelie capaci di toccare la vita delle persone;
- bisogna “sporcarsi le mani”, tradurre quanto si dice e non solo parole, uscire realmente da noi stessi.
3. CORRESPONSABILITÀ:
- bisogna avere il coraggio di rompere gli schemi, di cambiare visuale;
- bisogna costruire insieme;
- mettere in gioco i carismi, valorizzarli è un circolo di cose belle. È trarre il bello che esiste nell’altro; siamo chiamati ad accogliere le persone con la fraternità;
- c’è bisogno di CORAGGIO, spesso rimaniamo sulla soglia per mancanza di coraggio;
- crescere nella stima dell’altro, nel valorizzarlo piuttosto che svalutarlo, criticarlo, giudicarlo, ecc.;
- crescere nella stima e nel valorizzare altri gruppi, apprezzandone la diversità.
4. ASCOLTO:
- che sia concreto;
- ascoltare l’altro fino alla fine;
- imparare l’ascolto delle problematiche e delle esigenze dell’altro.
*Ci siamo interrogati anche sul nucleo della formazione che sentiamo basilare per tutti gli altri nuclei, ma ci siamo resi conto che metterlo come nucleo di lavoro non aiuta a rompere gli schemi.
GRUPPO 11
1. Elementi positivi e negativi emersi:
Grazie al cammino sinodale si è avviato un processo di ascolto, dialogo, confronto, con un metodo originale, che promuoverebbe uno stile di accoglienza senza critica del pensiero dell’altro; ciò ha prodotto una presa di coscienza della nostra Chiesa diocesana del bisogno di apertura e cambiamento e della necessità di proseguire con coraggio il percorso iniziato.
Tra le pratiche positive riportate ci sono i tre incontri diocesani per i giovani, organizzati dalla Pastorale Giovanile, che hanno avuto un ottimo riscontro; e l’incontro organizzato dalla Pastorale Sociale Lavoro Giustizia e Pace con la politica, il sindacato e le associazioni (si riporta in calce una breve presentazione). Queste iniziative ci sono sembrate un’esperienza di Chiesa sulla soglia.
Abbiamo però sottolineato che a questo ascolto e dialogo, che si è svolto prevalentemente all’interno delle nostre comunità, non è corrisposto un avvio di reale cambiamento, né ha portato ad una diffusa capacità di diventare Chiesa sulla soglia nell’aprirci ed uscire dai nostri spazi. Ci sembra di essere un po’ fermi… e talvolta si sono generate aspettative deluse.
Si è riscontrato che alle volte l’ascolto, rivolto all’interno o all’esterno, è contrassegnato dal pregiudizio, che impedisce di accogliere con disponibilità la voce di Dio, e dall’ipocrisia, che rischia di imbrigliare l’azione dello Spirito Santo. Chi vede da fuori ritiene spesso che chi sta nella Chiesa abbia un atteggiamento giudicante e ciò non facilita l’annuncio del Vangelo e l’incontro con le persone.
2. Scelta delle priorità dei nuclei tematici:
Molto importante ci sembra la cura delle relazioni, dimensione imprescindibile per imparare ad essere una Chiesa sulla soglia, coerente e credibile… per ora ancora troppo timorosa. Ascolto e linguaggi (verbali e non verbali) sono dimensioni ancora da attenzionare e praticare: l’ascolto ha una potenzialità innovativa per non lasciare le cose come prima, ma deve andare con coraggio oltre i nostri circuiti ecclesiali, a partire dalle tante situazioni negli ambiti ordinari di vita (scuola, lavoro, tempo libero, ecc.) che, come credenti, abitiamo.
La corresponsabilità è stato uno dei nuclei su cui ci siamo soffermati di più. Nell’approfondirlo abbiamo considerato che ci permetterebbe di metterci sullo stesso piano, superando lo sbilanciamento e la dicotomia tra chi parla e chi ascolta (talvolta identificati con la gerarchia e i laici-esecutori) e di favorire una prassi per “pensare e agire insieme”, operando il necessario discernimento e offrendo gli elementi chiave per giungere alle decisioni suggerite dallo Spirito. Tale azione di corresponsabilità implica maturità e formazione dei membri della comunità per discernere l’essenziale nelle scelte pastorali, liberando le nostre comunità da un carico eccessivo di impegni legati ad attività che assorbono energie vitali e non producono frutti e direzionando le proprie forze verso una azione evangelizzatrice rivolta a tutti, soprattutto agli adolescenti e alle famiglie, in particolare quelle giovani, (categorie particolarmente fragili in questo tempo).
Breve presentazione dell’incontro organizzato dalla Pastorale Sociale Lavoro Giustizia e Pace
Con la consapevolezza che la nostra presenza deve diventare esperienza di incontro / confronto con il mondo istituzionale, del volontariato, dell’associazionismo, delle diverse agenzie educative con capacità di – condividere il presente, immaginare il futuro, ricercando, insieme a chi ci sta, nuove vie per costruire il bene comune, abbiamo organizzato a Colleferro un incontro con la politica, il sindacato e le associazioni, dove tra le tante cose positive, prima fra tutte l’importanza e la bellezza dello stare insieme, è uscita un’immagine della chiesa sicuramente migliorabile ma superiore a quella che noi stessi pensiamo.
GRUPPO 12
Dalla discussione emerge, come prima esigenza condivisa, un’attività di formazione umana, e specialmente spirituale, che ci consenta sia di comprendere le problematiche attuali del nostro mondo sia di rafforzare la nostra vita di fede.
In merito di sottolinea come tale percorso formativo sia già stato avviato positivamente in diverse realtà ecclesiali.
Come altro fattore positivo del cammino sinodale è quello di avere stimolato la dimensione dell’ascolto.
In tal senso è stato rilevato, in senso positivo, uno sforzo sincero delle comunità, ed anche dei singoli, di ascoltare, così come indicato in sede sinodale. Tuttavia, tale capacità di ascolto dell’altro va’ ancora “purificata” dalla tentazione di giudicare gli altri e da quella di sentire sé stessi più che sentire l’altro. Per superare tale tentazione occorre mettersi alla scuola di Cristo e, in primis, mettersi all’ascolto della Parola sia nella nostra vita personale che in quella di relazione (famiglia, lavoro, scuola, parrocchia, comunità).
Sul tema dell’ascolto è stata evidenziata da tutti la necessità di adoperare un linguaggio semplice che parta dalla nostra esperienza di vita e di quella dei fratelli e sorelle che incontriamo.
Anche nel rapporto con i ragazzi diventa essenziale comprendere il loro linguaggio e cercare di instaurare un rapporto che parta dalla loro esperienza di vita e dalle loro esigenze.
In riferimento al tema della corresponsabilità vengono sottolineate le difficoltà ed incertezze, nonostante ci siano stati degli sforzi per superarle, per un coinvolgimento di altri fedeli alla vita delle Parrocchie e delle Comunità. Su tale tema è stata sentita l’esigenza di “fare spazio” ad altri fratelli e sorelle, avendo anche, qualche volta, il coraggio di mettersi da parte.
E’ stata anche evidenziata la necessità di curare le relazioni. In particolare si è messo in evidenza come la cura delle relazioni costituisca, di per sé, un fattore essenziale per instaurare un rapporto di reciproco ascolto tra le persone.
Infine, è stato avvertito il fatto che il Sinodo stesso è stato ed è una grande
opportunità di dialogo e di ascolto.
GRUPPO 13
Il facilitatore del gruppo introduce la condivisione sul cammino sinodale diocesano compiuto ed ancora da compiere precisando che i due anni trascorsi sono stati dedicati all’ascolto sinodale attraverso i tre momenti del metodo della conversazione spirituale (prendere la parola; uscire da sé; costruire insieme).
Si evidenzia che sono stati individuati alcuni risultati positivi ed altri che si possono definire “negativi”. Tuttavia, la maggior parte degli interventi sono stati fatti a beneficio di proposte utili per la costruzione di una Chiesa “migliore”.
La presente sintesi seguirà uno schema tripartito: 1) elementi positivi; 2) elementi negativi; 3) ambiti da curare maggiormente.
Elementi positivi:
- si è notata maggiore corresponsabilità dei laici nello svolgimento delle attività parrocchiali;
- nelle parrocchie c’è stato maggiore dialogo e maggiore ascolto e ciò ha permesso, talvolta, di superare le divisioni esistenti all’interno delle realtà ecclesiali;
- è cambiato il modo di dialogare, prima teso a far prevalere la propria opinione, ora più attento a cercare insieme la verità.
Elementi negativi:
- non ci sono stati cambiamenti per quanto riguarda la Chiesa in uscita. Infatti, unico momento di Chiesa in uscita rimane quello delle benedizioni pasquali;
- la difficoltà di essere Chiesa in uscita è dovuta, anche, alle divisioni interne sussistenti nelle nostre parrocchie che, alla fine, non ci consentono di avere il necessario coraggio e la necessaria unità per sostenere tale slancio missionario;
- sono sempre le stesse persone ad essere impegnate nelle attività parrocchiali e pastorali e la presenza in Chiesa è riscontrabile solo nei giorni festivi;
- si lamenta il mancato riconoscimento e la mancata valorizzazione dei carismi nei laici presenti nelle parrocchie.
- Aspetti da curare maggiormente:
- il linguaggio: è stata sottolineata la necessità di acquisire un modo di comunicare che consenta di relazionarsi, con i piccoli e con i grandi, sia all’interno delle realtà ecclesiali sia all’esterno con chi non frequenta la Chiesa ma anche con la società e con le istituzioni dove si costruisce la città dell’uomo.
È stata, anche, sottolineata la necessità per i cristiani di saper dialogare con la politica e nella politica;
- l’ascolto: le persone hanno bisogno di essere ascoltate e chi ascolta deve saper ascoltare con amore. Quindi la necessità di acquisire una formazione ed uno stile, anche, nell’ascolto spirituale che comunque deve evolversi in un ascolto operativo che feconda tutti gli ambiti della pastorale attraverso una maggiore corresponsabilità di laici formati che assumano, su delega dei parroci, la responsabilità di progetti pastorali attraverso un coinvolgimento intergenerazionale che veda i più grandi come tutor impegnati nell’accompagnamento dei più giovani;
- formazione: per essere soggetti attivi e corresponsabili occorre essere sempre più formati, impegnati in un cammino di formazione permanente. Inoltre, per essere soggetti missionari, in una Chiesa in uscita, occorre che la formazione non tenga conto solo dell’aspetto teologico ma anche dell’aspetto umano;
- corresponsabilità: si auspica un coinvolgimento maggiore dei laici nelle attività pastorali che li veda impegnati secondo l’esercizio dei loro carismi. Corresponsabilità anche tra parrocchie a livello cittadino secondo un progetto interparrocchiale;
- testimonianza: occorre vivere da cristiani autentici e dare testimonianza della gioia e della vita nuova di chi ha scelto Cristo. Questa è una via per trasmettere ai più giovani e, anche, a chi non crede la bellezza della vita cristiana.
- passare dal progetto al processo: si sente l’urgenza di cominciare questo cambiamento avendo il coraggio anche di sbagliare ma, facendo ammenda d’eventuali possibili errori, cominciare a vivere un nuovo modo di essere Chiesa.
GRUPPO 14
Nel rispondere alla prima domanda sono emersi sia aspetti negativi sia positivi. Quelli negativi legati ad uno scarso impegno da parte di alcune comunità nel favorire incontri fra i propri membri, nel tornare sempre su concetti detti più volte così da risultare ridondanti. In altri incontri partecipati da poche persone che poi non hanno avuto un seguito. È emerso che dopo questo tempo di cammino sinodale non si sono visti cambiamenti, c’è stato uno scarso coinvolgimento da parte del parroco.
Gli aspetti positivi vengono principalmente dalla voce dei giovani, che hanno potuto vivere questo tempo sentendosi coinvolti, dove hanno avuto modo di parlare di cose serie divertendosi. Dove grazie alla capacità di qualche animatore sono stati promossi incontri di formazione e di preghiera, iniziative culturali rivolte ai bambini.
L’ascolto fatto sulla seconda domanda ci ha detto che il nucleo tematico che è emerso maggiormente è quello della FORMAZIONE, perché se ne sente il bisogno, non solo di quella dottrinale. Perché “se non sappiamo, non possiamo insegnare” (testuale).
Anche sulla CORRESPONSABILITA’ ci si è sentiti abbastanza unanimi. Cominciare dai coinvolgimenti dei bambini, magari proponendo un percorso fatto di tappe. Sul coinvolgimento delle donne è stato fatto notare che lo sono già e che questa precisazione stonava.
Quello che è ulteriormente emerso è che questi nuclei tematici sono tutti strettamente legati fra di loro, per cui riteniamo che tutti possano essere frequentati.
GRUPPO 15
Rispetto alla prima domanda, il gruppo concorda che un’esperienza negativa sperimentata è la poca condivisione e informazione, che si verifica da più parti, tra gruppi della stessa parrocchia e tra parrocchie in genere.
Positivamente, invece, lì dove ci sono stati questa condivisione e questo confronto, anche rispetto al cammino sinodale, si sono potuti conoscere e apprezzare i carismi degli altri che, altrimenti, sarebbero rimasti nascosti. Sempre nello stesso orizzonte, l’esperienza positiva condivisa da tutti è stata la possibilità, sostenuta dalla necessità di attuare il processo di ascolto, di creare legami interparrocchiali – grazie anche alle assemblee diocesane – e con il territorio.
Per quanto riguarda i nuclei tematici a cui dare la priorità, si è convenuto di proporre il tema della Chiesa sulla soglia, la quale racchiude in sé anche i nuclei della formazione e della relazione. Chiesa sulla soglia deve essere intesa come una Chiesa più inclusiva e meno esclusiva, che abbia non solo la porta aperta per accogliere “chi si sente fuori” e coloro che finora “sono stati messi fuori”, ma abbia anche il coraggio di includere, consapevole che le richieste di chi viene incluso possono anche mettere in crisi alcuni presupposti che la Chiesa ha sempre dato “per assodati”. Ed è con questo atteggiamento che i nuclei tematici della cura delle relazioni e della formazione rientrano in quello della Chiesa sulla soglia. Una Chiesa includente deve necessariamente essere capace di creare relazioni, perché solo quelle includono veramente. Al tempo stesso, non bisogna dare per scontato che tutti coloro che già sono dentro la porta della Chiesa siano in grado di includere o accettare delle inclusioni di chi è o la pensa in modo diverso. Per questo è necessaria una formazione ad essere inclusivi e non esclusivi.