Durante l’assemblea diocesana del 28 e 29 ottobre 2022, i partecipanti si sono divisi in 15 gruppi di ascolto sinodale, confrontandosi con le seguenti domande:
- Racconta la tua personale esperienza del cammino sinodale dello scorso anno, mettendo in evidenza un aspetto di ciò che ti è parso rilevante.
- Anche il secondo anno è dedicato all’Ascolto. Quali pensi siano le priorità necessarie, a partire da quanto il vescovo ci ha condiviso, perché la nostra Chiesa diocesana continui a vivere con pienezza il Cammino sinodale?
Dai gruppi, gli elementi maggiormente sottolineati sono stati:
- I giovani: relazione personale e autentica. Starci sempre.
- L’ascolto concreto.
- Relazioni semplici, meno formali, più conviviali, più autentiche.
- Formazione: cosa intendiamo per formazione? Una formazione umana e spirituale.
- Testimonianza di gioia .
- “Dentro” “fuori”.
- Stare sulla soglia: luogo di incontro e di scontro. Frontiera.
- Il linguaggio lontano dalle persone, dai giovani in particolare.
- Corresponsabilità.
Di seguito sono riportate le sintesi di quanto emerso in tutti i gruppi, a mo’ di appunti presi dai referenti.
GRUPPO 1
Maggior ascolto dei giovani; Comunione profonda con i sacerdoti che non sia solo di facciata; Attenzione ai malati; Tanta umanità e famigliarità nel servizio e nella testimonianza; Mancanza di continuità dopo la cresima che porta a poche vocazioni; Maggiore attenzione ai consacrati; Solitudine a partire dalla famiglia; La Chiesa cresce per attrazione; Uso smartphone poca possibilità di dialogo; Chiesa ambito armonico e di fratellanza; Il linguaggio con i giovani; Creare gruppi in parrocchia; Maggiore coinvolgimento delle famiglie; Essere più attrattivi e missionari e testimoni di gioia; Creare momenti di incontro per camminare insieme; Comunione e comunicazione all’interno della chiesa; Dialogare insieme; La famiglia primo testimone e la chiesa testimone e pronta all’ascolto; Saper gestire meglio le risorse di chi va in pensione.
GRUPPO 2
Partire dalla Parola e dalla preghiera per avere la possibilità di ascoltarsi meglio; La collaborazione da più prospettive (Caritas) per intercettare i bisogni delle persone; La relazione tra le persone e con famiglie specifiche e la condivisione di alcuni percorsi e attività; Necessità della corresponsabilità; Fare rete in due sensi: come collaborazione molto stretta a livello cittadino e diocesano e anche nel senso più tecnologico usando i mezzi social; Trovare nel camminare insieme e nel fare le cose insieme la bellezza di avere una radice comune; Luoghi fisici in cui si possano trovare più comunità in cui condividere la Parola e la preghiera; Scambio all’esterno da proporre con le realtà sociale e del mondo del lavoro.
GRUPPO 3
Su 14 persone 7 non hanno fatto esperienza dell’ascolto sinodale. Esperienza di una figlia della Carità che incontrando i poveri ha fatto esperienza di sinodo perché le hanno manifestato la gioia di essere state cercate. Aspetti emersi: ciascuno deve riuscire a vivere nella quotidianità a partire dalla famiglia e lì dove uno vive lo stile di Gesù; la missionarietà con gioia; portare l’annuncio del Vangelo attraverso questo stile di ascolto; l’ascolto è un elemento carente in molte comunità; ricerca di attenzione all’altro e di ascolto a partire dalla preghiera comunitaria; cercare di avere più momenti di preghiera e di condivisione comunitaria; l’importanza di stare al passo con i tempi e cercare di camminare al passo di chi non fa parte della comunità e non andare dritti per la nostra strada senza aspettare gli altri.
GRUPPO 4
Riporto di seguito alcuni spunti emersi durante l’ascolto: gli “incontri inaspettati” possono cambiare la vita in meglio. Bisogna saperli riconoscere e cogliere ciò che di buono viene da questi incontri; favorire gli incontri, diminuire la velocità, prendersi più tempo per sé stessi e gli altri; più Chiese aperte per pregare ed incontrarsi; più disponibilità dai parroci; raccontarsi; comunicare le ferite della vita che ognuno ha come un dono per la comunità; imparare la vita ascoltando l’altro; imparare a conoscere le persone senza mettersi sul piedistallo; saper guardare l’altro in profondità, oltre le apparenze; sono importanti la cultura, il linguaggio per migliorare la capacità di comprendere il mondo e la capacità di comunicare, di mettersi in relazione con l’altro; imparare a comunicare la fede anche con i nuovi strumenti comunicazioni sociali; serve anche creatività; aggregare le persone utilizzando gli strumenti della quotidianità; piccoli gesti per creare occasioni di incontro ed amicizia. Focus specifico sui giovani: i ragazzi hanno bisogno di essere visti; per loro conta la testimonianza e il linguaggio; sembra che non ascoltino invece è esattamente il contrario; per loro conta molto la “testimonianza”; agli adulti chiedono di essere autentici testimoni di vita; non si avvicinano alla fede solo con la Liturgia, ma sono interessati a temi di carattere pastorale come l’economia, l’ambiente, le questioni sociali. Rispetto a questi desiderano sapere cosa ne pensa la Chiesa, il Vangelo cosa gli dice.
GRUPPO 5
Ascoltarsi, liberarsi la mente per ascoltarsi. Un ascolto sincero. Hanno notato una comune esperienza di fede. La preghiera da unire alla concretezza. La questione dei giovani. Avere luoghi di ascolto senza essere giudicati dall’adulto. Essere adulti non invadenti ma maestri che ascoltano. Uscire e andare verso l’altro. Amare e farsi amare dai giovani. Loro si aspettano una parola, un gesto semplice. Non mettiamoci come i giovani al loro livello. Valorizzare le prospettive e i desideri dei giovani. Gli idoli. Il valore del creato di cui siamo parte. Quando le domande sono complicate le risposte sono complicate. Essere sé stessi nella testimonianza.
GRUPPO 6
Nel cammino sinodale di questo anno siamo stati spesso proiettati verso l’altro al di fuori dimenticandoci di chi è nostro prossimo in famiglia o nella comunità, non abbiamo fatto una esperienza di ascolto autentico ma più un esercizio di stile. Porre attenzione alla finalità, ad un ascolto autentico che sia esperienza dialogica, e che non desideri solo generare appartenenza. La comunità deve tornare ad essere il luogo dell’esperienza dell’ascolto e in cui si edificano relazioni autentiche centrate sulla fede comune. L’esperienza dell’ascolto suscita in noi domande su quale Cristo abbiamo incontrato e quale bellezza siamo chiamati a testimoniare, perché se non scopriamola bellezza vera non siamo attrattivi e non parliamo di questa bellezza con la nostra vita.
GRUPPO 7
Durante la prima fase della conversazione spirituale è emersa la grande difficoltà delle comunità a ripartire dopo il periodo del Covid. In molte realtà spesso la chiesa è vista all’esterno come un servizio sociale privo di sincera spiritualità, mentre internamente si sperimenta la difficoltà di condividere, di mettere umilmente e semplicemente a disposizione i propri carismi e le proprie diaconie a servizio e ricchezza del popolo di Dio. Spesso le comunità sono arcipelaghi di isole che non comunicano fra loro. Tale quadro è poi ulteriormente gravato dalla progressiva scomparsa dei giovani dalle parrocchie. Nel secondo momento della conversazione spirituale la vicendevole ripresa dei temi esposti nella prima condivisione ha evidenziato come alla base dell’isolazionismo intra ecclesiale vi sia una scarsa preparazione spirituale dei singoli ed un clericalismo talora assolutista. Le conseguenze che ne derivano sono la difficoltà di cammino sinodale ed esternamente una scarsa attrazione e credibilità. Riguardo al tema della presenza giovanile, si è espressa tutta la difficoltà di interagire ed interessare i ragazzi. Nel commento finale si è giunti alla conclusione che l’ascolto ed un coinvolgimento laicale, corresponsabile e basato su nuovi concetti di formazione, possono renderci testimoni credibili ed autentici, gioiosi ed attraenti, intra ed extra ecclesialmente anche e soprattutto per i giovani. Essi rappresentano in definitiva la sfida più importante per la Chiesa del prossimo ventennio.
GRUPPO 8
Dal gruppo numero 8 è emerso in modo evidente il tema dell’ascolto intorno al quale ruotano diverse criticità. Quella che ha avuto più risonanza riguarda i giovani dai quali spesso parte una richiesta di aiuto nell’essere ascoltati ma che a volte non viene raccolta. Si propone quindi di creare dei centri di ascolto con operatori professionali formati. La parola ascolto ha avuto varie sfaccettature: verso l’esterno per aiutare (come Marta) o verso l’interno per imparare (come Maria). Con gioia che significa accogliere Cristo ed essere veramente testimoni. Nella quotidianità (nelle famiglie, lavoro, sport). Ascolto maggiore da parte dei sacerdoti e educatori delle problematiche per creare progettualità. Con disponibilità per essere autentici testimoni, soprattutto per arrivare alle persone nel bisogno e nella solitudine. Come flash sono emersi altri punti: discrepanza tra quelli “che sono dentro” la Chiesa e quelli che occasionalmente “sono fuori” (genitori che chiedono il battesimo ai figli a che non frequentano); più umiltà e meno intellettualismo; formazione dei laici (non improvvisarsi educatori o operatori pastorali); Chiesa aperta alle altre religioni; cura della casa comune che favorisce l’ascolto di chi la vive.
GRUPPO 9
Punti emersi dalla “narrazione”: La mia esperienza di ascolto non è solo ascolto di parole, ma è avvenuta ed avviene nel servizio fatto in Caritas. Il servizio è ascolto; Sono stato interpellato per il sinodo ma inizialmente credevo non mi riguardasse, poi ho incontrato difficoltà nel farmi ascoltare. Siamo pronti ad ascoltare l’altro che parla?; Non ho avuto una particolare esperienza di sinodo, la mia esperienza nella chiesa è come lettore. Per leggere la Parola di Dio durante la Santa Messa ho prima partecipato ad alcuni incontri dove il parroco ci insegnava a leggere i nomi difficili di cui è piena la Bibbia; Ciò che mi sembra rilevante in questo periodo di rinascita e la grande sete di Dio; La cosa che mi sembra particolarmente importante è che la forza per camminare deve venire da Dio. Bisogna spogliarsi di sé stessi per poter ascoltare Cristo; Non ho fatto esperienze sinodali ma penso che servire e ascoltare siano i compiti fondamentali di un cristiano.
II fase: Uscire da sé: Sognare una chiesa che vista da fuori fa dire: come si vogliono bene!; incontrare durante l’ascolto degli impedimenti, barriere di pensiero e di linguaggio; Lasciarsi vivere dalle opportunità; Ascoltare e lasciarsi ascoltare con gli incontri di servizio; Al giorno d’oggi sembra esserci volontà di servire, ma non di sentire; Per fare esperienza d’ascolto è indispensabile spogliarsi di tutto per servire Cristo; L’ascolto deve essere immerso nella vita; l’ascolto non deve essere passivo ma una spinta a muoversi; ricordare vuol dire e riportare al cuore; L’ascolto è riportare al cuore parole e richieste; ascoltare veramente e rendersi rifugio strumento aiuto riparo; non c’è servizio senza ascolto né ascolto senza preghiera; Nessuno può dare quello che non ha; È vero che c’è voglia di tornare in Chiesa, ma ci sono le persone che “accolgono”?; Lasciarsi vivere dalle opportunità, farsi strumento, senza giudizio.
III fase: costruire insieme: Troviamo i nostri limiti e chiediamo a Dio che ci aiuti; Imparare prima a fare silenzio e poi uscire per incontrare le persone; creare momenti di incontro; guardare come ci si ama; andare incontro alla gente; incontri comunitari; Preghiera prima di tutto per gli operatori come porta da cui poter uscire/entrare.
GRUPPO 10
(Tutti avevano fatto l’esperienza dell’ascolto). Una Chiesa aperta a tutti, a tutte le persone e che non ci siano gruppi chiusi, aperta soprattutto ai giovani e che sia ai tempi e al passo con i giovani. La Chiesa è di tutti! Il cantiere che ha alla base l’autenticità nelle relazioni è la Parola di Dio. Il camminare insieme sapendo che tutta la chiesa locale stava facendo il sinodo e ci si sente in una famiglia. No proselitismo ma testimonianza. No frammentarietà ma un’unica comunità. Più CORRESPONSABILITÀ nei servizi uomo-donna e più formazione alla corresponsabilità e alla responsabilità. Chiesa aperta, casa dove ci si può sentire accolti per fare l’esperienza di Gesù e non di potere. Accoglienza tra noi e a quelli “fuori”, concretezza, non politicismo. Più ascolto e più formazione all’ascolto perché l’ascolto fa sentire importante l’altro. Da fuori ci vedono come chi critica e non c’è comunione tra noi. Più preghiera e preghiera insieme e più credibilità e formazione. Relazioni più semplici e famigliare dove ciascuno si senta accolto, ascoltato, amato e non giudicato. Avere il coraggio di entrare nelle famiglie. Dobbiamo ascoltare i bisogni degli altri anche attraverso i centri di ascolto, incontrare le famiglie anche attraverso i bambini.
GRUPPO 11
Nel gruppo rappresentate tante parrocchie e molto vario e di età molto alta. L’ascolto spirituale ha permesso di raggiungere un livello alto di intimità. Tutti hanno fatto l’esperienza dell’ascolto sinodale. L’aspetto positivo vissuta nelle parrocchie. Due atteggiamenti importanti: Un atteggiamento di apertura perché spesso proprio chi vive nella comunità è di ostacolo rispetto a chi si trovava a bussare alla porta della chiesa. Che abbia come base un ascolto senza barriere capace di umiltà e di spogliazione di sé. Uno stile di solidarietà che non sia uno stile fatto di parole ma concretamente uno stile solidale che è la caratteristica dei discepoli di Gesù di essere vicini alla vita degli altri. Al tempo delle parole segue il tempo del silenzio che si fa impegno, servizio, testimonianza. Camminare col passo degli ultimi, di aspettare (prima correvo da solo ora cammino insieme); la fonte dello stile sinodale è stato immedesimarsi nella vita di Gesù.
GRUPPO 12
Nel gruppo era abbastanza rappresentata la diocesi, l’età era medio-alta. Gruppo disomogeneo. Tutti hanno vissuto poco il cammino sinodale. C’è stata la possibilità di aprirsi. Tutti sono rimasti molto contenti della modalità della conversazione spirituale. La Chiesa deve operare perché tutti, senza alcuna discriminazione incontrino Dio; deve essere corresponsabile in cui non sia più il prete al centro di tutto; una Chiesa aperta, che arriva nei vari ambiti incontrando persone diverse; la consapevolezza di essere una Chiesa poco Comunità; essere dei testimoni credibili, nella parrocchia ma anche negli ambienti lavorativi. Una chiesa più sensibile a rispondere alle esigenze di tutti, coraggiosa al cambiamento e matura. Tutto però deve essere “incardinato” nella Parola. Il Vangelo è sempre quello, ma dobbiamo chiederci come renderlo fruibile a tutti. Occorre ripresentare una Chiesa che è vita, accoglie e arricchisce. Necessità di una formazione maggiore del laicato a un senso di corresponsabilità. Le Chiese devono essere APERTE, mettendo ognuno a disposizione le proprie abilità. Non abbiamo bisogno della Chiesa come costruzione. La Chiesa ce l’abbiamo dentro. Si fatica ad uscire all’esterno e di incontrare comunità che siano veramente tali. Quando si ha il coraggio di uscire e di cambiare produce speranza e voglia di mettersi in discussione. Occorre ripartire proprio dall’ascolto. Vedere e capire gli altri meglio con cuore più aperto e animo più serio. La solitudine come luogo di ascolto (anziani e ammalati). Ascoltare è dare importanza a ciò che sentiamo perché diventa elemento di cambiamento. Ascolto come metodo e saper tacere di fronte al mistero della vita delle persone. È l’incontro con l’altro che ti converte. Ricerca di fraternità più che nel dialogo, nella vita concreta. Essere stimolati ad affrontare temi che per la Chiesa sono scomodi. I giovani vanno ascoltati e supportati. Dare ai giovani l’immagine di un Gesù che ti ascolta, perdona, accoglie. Tutti convinti che bisogna ritessere una relazione con loro accettando le sfide. Per la scarsità delle vocazioni occorre pregare e proporre.
GRUPPO 13
Non è stato difficile ascoltarsi e nel gruppo c’è stata una buona sintonia nella condivisione. Qualcuno aveva vissuto il cammino sinodale ma gli incontri sono stati pochi, organizzati all’ultimo momento, più ad intra che ad extra (sempre gli stessi) e con poca partecipazione, soprattutto da parte dei giovani. Per alcuni il concetto di sinodo è stato spiegato in maniera troppo accademica. Comunque, bello che ci si sia messi in cammino. I temi emersi: Giovani e Chiesa. Comunicazione difficile con i giovani, si fatica ad entrare in relazione. Una preziosa occasione di ascolto dei giovani è stata nelle scuole. I giovani hanno una visione della Chiesa “vecchia”, non al passo coi tempi. A volte mi vergogno confrontandomi con i miei coetanei “esterni”. Più azioni verso i giovani, comunicare sui social, ascoltare i giovani e rispondere alle loro domande, rendere più visibile ciò che fanno i giovani all’interno della Chiesa. Dentro/fuori: barriere all’ingresso, poco spazio nelle comunità perché troppo strutturate. Si avverte una crisi interna della Chiesa: per primi noi impegnati nelle comunità non siamo credibili e testimoni; dovremmo essere una comunità più attrattiva, per dar modo alle persone esterne e “lontane” di chiedere a noi. Allo stesso tempo essere Chiesa in uscita, andare noi all’esterno. Da dove ripartire e come riaccendere il “fuoco” dell’annuncio, della testimonianza, stiamo dando il massimo? Si avverte un “silenzio assordante”. Siamo in crisi, troppe parole e pochi esempi concreti: dobbiamo metterci in discussione. Si avverte la fatica di vivere in comunità, ognuno per sé. A volte gli altri ci avvertono lontani e diversi, ma siamo umani, siamo nel mondo e le due cose non sono incompatibili. “Professoressa tu sei giovane e credi?”, come se la fede fosse qualcosa per adulti e come se la vita cristiana fosse vissuta a tempo e a settori. Relazioni: meno formalità e più convivialità e semplicità per andare ad incontrare l’altro (es.: annuncio alle famiglie che vivono nel proprio condominio); più tempo per ascoltare anche le persone anziane che hanno tanta voglia di “raccontarsi”. Spesso manca l’accoglienza nelle parrocchie, gli altri non trovano spazio, si sentono “diversi” da noi, servono momenti di vera vita cristiana, usare un linguaggio nuovo, diverso, più vicino e adeguato alle persone, spiegare ciò che si vive. Mettere a disposizione i locali parrocchiali per far giocare i bambini e coinvolgere le famiglie e proporre iniziative coinvolgenti. È emerso che servono più preti in “uscita”. Inoltre, qualcuno aspetta che le proposte concrete arrivino dall’alto, dalla Chiesa diocesana.
GRUPPO 14
Gruppo piccolo. Come esperienza sinodale chi non aveva fatto e chi ha evidenziato delle criticità: belle parole ma poca concretezza. Esigenza di essere più attenti alla realtà concreta che si vive per farsi interrogare dalla realtà. Fare esperienza intesa come informalità dell’incontrare le persone semplicemente perché ci si incontra e si creano relazioni. Necessità di utilizzare un linguaggio nuovo e più aderente alla realtà. Rendere il Vangelo accattivante. Essere noi testimoni di dire a chi è fuori che è una cosa bella il Vangelo. Porsi delle domande più che trovare risposte.
GRUPPO 15
Dieci persone molto eterogeneo. Momento molto forte e intimo. L’unica parola comune a tutti: gratitudine per l’esperienza intima vissuta. Da parte dei preti è emerso la profonda solitudine e il bisogno di ascolto. Il sinodo non è stato troppo capito e reso troppo complesso. È necessario nella chiesa più semplicità. Esperienza sinodale vissuta poco. Manca la franchezza nel dirci le cose. Una chiesa della soglia lo stile della sinodalità. Il bisogno di ascolto di tutti.