Nella fase parrocchiale, gli incontri previsti sono stati l’Assemblea di Dicembre 2021 cui hanno partecipato un bel gruppo di fedeli e due membri della commissione diocesana che hanno guidato l’incontro. Poi in febbraio 2022 un incontro formativo per i facilitatori parrocchiali, con la partecipazione ancora una volta di due membri della commissione diocesana. Loro pure potranno trasmettere risposte importanti e relative sensazioni.
Numericamente, non è stata raggiunta una percentuale significativa della popolazione in assoluto. La percentuale è significativa invece rispetto alle persone che frequentano con una certa regolarità. Intanto, per la maggior parte si tratta di gruppi parrocchiali, a loro vanno aggiunti gruppi associativi della società civile e genitori dei bambini e ragazzi che frequentano il catechismo. Le loro risposte dimostrano l’importanza del catechismo e ancora di più la necessità di coinvolgere i genitori.
1.Quali contatti hai avuto con la Chiesa? Ti sei sentito accolto e aiutato o no?
Operatori pastorali
Entrati per contatto familiare, esperienze dedicate ai ragazzi (catechismo, animazione, campi estivi, coro), per la maggior parte sempre accolti, magari con abbandono per breve periodo per ritrovarsi di nuovo in comunità.
Contatto nell’adolescenza per alcuni, in età adulta per altri, la maggior parte si è sempre sentita accolta, anzi la sente come parte naturale della propria vita.
Per la maggior parte contatti da bambini grazie a famiglia, sacramenti, campetto, gruppo chierichetti, sempre accolti. Qualcuno da adulto prima dell’esperienza in confraternita dei portatori ha fatto parte del gruppo carismatico. Una delle persone ascoltate ha frequentato la scuola dei salesiani, ha sempre frequentato e lavorava in Vaticano, dove, dice: “avvengono cose assurde”. Il giudizio sul vissuto lavorativo è un giudizio di condanna ne è uscito (pensionato) molto amareggiato.
Alcune persone sempre bene accolte in una comunità che hanno vissuto sin dall’infanzia. Altre si sono riavvicinate dopo allontanamenti dati da varie cause.
Fedeli alla messa: Chiesa soprattutto come comunità, sacerdoti come guida, primo contatto da bambini ma anche riscoperta da adulti, la guida sacerdotale molto importante, preghiera come fulcro centrale della vita.
Da sempre in chiesa uomini e donne di fede vivono la messa come necessità, a volte le esigenze famigliari impediscono di essere più attivi. Diffidenza giovani verso persone con più esperienza.
Sempre vissuti nella Chiesa che è stata di grande aiuto in momenti di sofferenza (c’è chi ha perso una figlia, chi ha perso il marito) la Chiesa vicina anche nei momenti di buio, infatti dopo iniziale smarrimento dovuto al dolore c’è stato ritorno. Qualcuno nella Chiesa si è sempre sentito accolto perché “la chiesa non rifiuta nessuno, non discrimina e non accoglie, dipende da noi”. Per qualcuno inizialmente la Chiesa è stata deludente, poi però è stata rivalutata nel corso della vita.
Associazioni della società civile
Riavvicinamento alla chiesa grazie ad amici ma non accolta. Chiesa sempre aperta in aiuto del proprio gruppo, grazie all’ascolto e al dialogo. Perviene la sensibilità del messaggio lasciato da Gesù verso gli altri. Per qualcuno un riavvicinamento progressivo. Per qualcuno da sempre in parrocchia il contatto è avvenuto grazie alla famiglia e ha sempre incontrato una chiesa vivace alimentata dalla fede, sempre accolto. Per qualcuno contatti tardivi con la Chiesa. Mancanza però di qualcuno che educhi ad una fede più matura. Fede come albero maestro
Genitori con figli in catechesi
In molti dicono di essere arrivati in Chiesa due volte: la prima per tradizione dei Sacramenti, o comunque per la fede delle famiglie di origine che li hanno accompagnati nel cammino catechistico.
In questo “primo incontro” Alcuni hanno sentito la Chiesa come Casa, per molti è stata importante centro di aggregazione in un paese in cui c’era poco per i giovani. Tutti si sono sentiti bene accolti ma poi c’è stato un allontanamento per via della vita, della crescita.
La seconda volta, invece, per quasi tutti è stata il ritorno in Chiesa con i propri figli e qui è stata sottolineata l’importanza del catechista nell’accoglienza. Molti si sono sentiti bene accolti dai catechisti e poco dai sacerdoti, per qualcuno è stato il contrario. In linea di massima la buona accoglienza è sempre legata all’incontro con qualcuno “cheti lasci qualcosa, che ti segni dentro e che sappia portarti ad incontrare Gesù che non è semplice”. Chi non si è sentito accolto ha denunciato anche una scarsa attenzione ai momenti di crisi delle persone.
2. Oggi rispetto alla Chiesa, dove ti collochi?
Essendo catechisti tutti si sentono in qualche modo parte attiva, chi con più fatica chi con più energia. Nessuno si sente passivo rispetto alla Chiesa e alla comunità parrocchiale.
Ministri: Tutti si sentono parte attiva, ognuno nel proprio settore, a volte passivi nel proporre sono sempre molto attivi nel rispondere con la propria disponibilità.
Confraternita: Tutti partecipi ed attivi pur se con qualche limite dovuto ai variimpegni quotidiani che spesso tolgono tempo al servizio. Sempre disponibili “facciamo le cose con il cuore”
Caritas: attive nella comunità ma ancora in cammino. Si sentono all’interno della comunità, parte attiva, serenità, accoglienza.
Fedeli “Noi siamo chiesa, siamo prudenti, conservatori e dobbiamo essere più coraggiosi, più presenti nella chiesa, collaborando”. La Chiesa siamo noi è fatta da uomini e cammina insieme a noi.
Associazioni: Per la maggior parte nessuno si vede completamente dentro la Chiesa, le persone con un maggior contatto si vedono comunque all’ingresso, ma non completamente dentro di essa.
Genitori con figli in catechesi
La prima persona a rispondere ha detto: “ Io, in questo momento non so come ci sto in Chiesa, non mi sono mai sentita accolta, in molte cose non mi rispecchia, è strano per me venire a questi incontri e trovarmi bene”.
In linea di massima i genitori hanno tutti riportato la loro presenza in Chiesa legandola alla presenza dei figli al Catechismo e agli incontri che in quest’anno sono stati chiamati a fare insieme ai ragazzie anche da soli. Hanno riconosciuto di avere pregiudizi sulla Chiesa ma hanno detto che anche la Chiesa ha molti pregiudizi su di loro. In molti si sentono giudicati per le loro famiglie, per le loro scelte di vita. Molti si sono sentiti in difficoltà perché non erano sposati quando hanno chiesto e chiedono il sacramento per il proprio figlio perché si sono sentiti, appunto, giudicati in maniera negativa e non magari accompagnati nell’ipotizzare di fare una scelta differente. Qualcuno si è detto annoiato da una Chiesa sempre uguale a se stessa, altri dicono di sentirsi spettatori poco coinvolti.
Qui parte una digressione sul coinvolgimento delle famiglie. Tutti hanno concordato sul fatto di volersi sentire più stimolati e sollecitati, vorrebbero fare più attività di aggregazione e anche spirituali dedicati alla famiglia. Molti hanno detto che questi nuovi incontri che noi facciamo hanno posto per la prima volta attenzione su mamme e papà, le catechiste non hanno più solo criticato le famiglie ma hanno iniziato ad ascoltarle e hanno regalato loro del tempo da passare con i loro figli e per riflettere su loro stessi. In molti hanno denunciato la difficoltà di conciliare la vita frenetica di tutti i giorni con la partecipazione alla comunità, molti vorrebbero ma non riescono. Molti hanno denunciato orari non a misura di famiglia soprattutto per gli incontri rivolti alle famiglie e ai genitori.
3. Quali passi alla luce della tua esperienza la Chiesa dovrebbe compiere per camminare a fianco delle persone?
Catechisti: In sostanza una Chiesa più vicina, aperta, in uscita, coraggiosa vicina ai problemi e alle fragilità della famiglia.
Ministri: Comunità in uscita, animazione dei laici e attenzione alla famiglia.
Caritas: uscita dalla chiesa, apertura verso i laici, preparazione della comunità. Fedeli Più ascolto, più coinvolgimento, più ricreazione, più dialogo, più testimonianza da parte di ognuno di noi. Più conforme all’operato di Cristo, più attenzione alle fragilità umane. La Chiesa deve andare verso gli ultimi, una Chiesa in uscita a raccontare la vita. Si sente l’assenza delle vocazioni, pochi parroci. Viviamo una Chiesa trascurata e quindi una carenza nell’educazione dei ragazzi. Maggiore attenzione per i ragazzi, maggior coinvolgimento delle famiglia. Specializzati per ascoltare i ragazzi.
Servirebbe una Chiesa in uscita, una chiesa che vada tra gli emarginati, una Chiesa più aperta, più accogliente, a volte ci sono troppe persone troppo presenti in tutte le attività che intimidiscono le persone che pensano di non essere all’altezza.
La Chiesa del domani deve partire dalla famiglia, dall’esempio, confidando nel Signore deve essere come il genitore che da l’esempio ma non impone. La Chiesa deve essere presente, consigliare ed essere d’esempio. Le famiglie devono aiutare la Chiesa, perché se abbiamo una cultura e un esempio a casa i ragazzi vedono e si inseriscono nella Chiesa, poi non ci sono vicissitudini di vita che tengano perché ci sono basi importanti. Ripartire dalle encicliche de Papa “Fratelli tutti” e “Laudato sii”.
Associazioni: Serve più ascolto, fondamentale come principio, serve essere più aperti partecipi nel sociale per avvicinare più persone. Serve coinvolgimento dei giovani che si allontanano, serve chiesa in uscita, serve ricevere uno scambio di opinioni, serve essere più veri, più incisiva la figura del sacerdote che sia di spicco e carismatica.
Genitori con figli in catechesi
Una maggiore sinergia tra quelli che un genitore ha chiamato “gli stati generali della Chiesa” e il “braccio” che sono i sacerdoti. La Chiesa dovrebbe preparare meglio i sacerdoti “in alcuni si vede che non c’è fede, quando parlano non ti lasciano nulla.”
Tutti hanno fatto riferimento al volere una “Chiesa fuori dalla Chiesa”, una Chiesa non chiusa dietro il suo portone ma fuori, in mezzo alla gente, nelle case. Un genitore ha detto “se noi non veniamo dovete voi venire a prenderci, perché è difficile per noi, ci serve aiuto”. Molti hanno detto che si immaginano una Chiesa con i sacerdoti vere guide. Molti hanno chiesto un maggiore controllo sulla pedofilia, una maggiore giustizia all’interno della Chiesa “perché le malefatte di pochi rovinano il lavoro di molti e compromettono il messaggio del Vangelo”. Alcuni si immaginano una chiesa molto più pratica e meno teorica, con un linguaggio moderno, giovane, diretto e privo di fronzoli.
Una Chiesa più povera. Più simile a Cristo. Una Chiesa meno giudicante “perché il giudizio innesca un meccanismo di difesa che ti porta all’allontanamento come scudo”. Tutti hanno concordato che i catechisti sono la “prima linea della trincea” li vorrebbero più presenti, più reperibili, meno preoccupati di proporre ai genitori, più disposti al dialogo e “a momenti come questo in cui ci ascoltate e noi possiamo finalmente prendere due secondi per riflettere prima di parlare”.
In estrema sintesi, tutti hanno apprezzato l’ascolto non pilotato…si sono sentiti liberi di parlare. C’è il gruppo maggioritario dei fedeli impegnati nella pastorale che si sente protagonista e vive la fede con serenità. Anche loro comunque chiedono la presenza attiva del sacerdote in ogni ambiente.
Nelle Associazioni, si sente e si vive l’impegno civile di ciascuna, dalla Chiesa si aspetta un gesto di rottura nel senso di un maggior coinvolgimento, la Chiesa in uscita è citata con frequenza.
I genitori con figli in catechesi, rappresentano la situazione attuale, un piede dentro e uno fuori, con le problematiche familiari sovrastanti e le contraddizioni che ne derivano.