L’ufficio diocesano di pastorale famigliare ha promosso una serata di incontro sinodale con tutti i fidanati della diocesi.
All’incontro hanno partecipato 42 coppie provenienti da quasi tutte le città della diocesi. L’incontro, a causa di motivi legati al covid 19 si è svolto in modalità online, e il Vescovo è stato presente per tutta la durata dell’incontro.
Dopo una breve introduzione e presentazione di don Christian, il Vescovo ha preso la parola spiegando loro il senso del cammino sinodale che la Chiesa sta compiendo, paragonando il camminare insieme nella Chiesa, a quello stile che sta caratterizzando il loro essere coppia in cammino verso una decisione importante: sposarsi e donarsi la vita reciprocamente. La Chiesa è famiglie di famiglie, e le dinamiche umane sono le stesse che viviamo nelle nostre case e nelle nostre relazioni, quando queste si riconducono a Cristo, come nel caso di chi sceglie di sposarsi in Chiesa.
Questa chiave di lettura ha aiutato i fidanzati a cogliere in profondità il senso di tale incontro e ha permesso una narrazione di se come singoli e coppie piuttosto pragmatica e soprattutto franca.
Di seguito la sintesi delle esperienze di chi ha voluto condividere la risposta alle due domande fondamentali: chi è la Chiesa (quale esperienza ho fatto di essa nella mia vita), e cosa desidero dalla chiesa come giovane famiglia.
- La Chiesa è stata percepita come un ambiente accogliente e bello, prima come singoli e ora come coppia. In questo ha influito molto l’educazione ricevuta in famiglia. La Chiesa è bella, anche nel suo sbagliare, perché è umana. Questa umanità mi ricorda che siamo tutti sulla stessa barca e Dio solo ci salva.
- Non sempre ho sentito la Chiesa accogliente, da bambina i miei genitori erano separati e io ho sofferto molto perché non sono stati trattati bene. È pesato molto il giudizio. Questa esperienza mi ha allontanato facendomi chiedere dove fosse la vera Chiesa. Oggi posso dire che la Chiesa è di nuovo casa mia, anche se la desidererei più leggera dal punto di vista burocratico e istituzionale. Soprattutto nella Chiesa desidererei maggiore autenticità!
- Il percorso dei fidanzati ci sta aiutando tantissimo perché ci ha fatto cogliere uno sguardo nuovo di Chiesa, lontano dall’esperienza non positiva fatta da bambini. Anche questo incontro, con la modalità online, più vicina al linguaggio dei giovani di oggi, mi ha fatto percepire una Chiesa più contemporanea… che attraverso la sfida di questi mezzi, è entrata nel soggiorno di casa nostra, e questo ci piace. Purtroppo spesso le esperienze negative nascono dall’incontro con preti giudicanti.
- Per noi Chiesa vuol dire soprattutto accoglienza: stare insieme, ascoltare, accompagnare la vita delle persone in ogni situazione. La Parrocchia può essere davvero famiglia di famiglie solo lì dove ci sono relazioni vere e non solo formali o legate al fare qualcosa… la Chiesa è famiglia se condivide la vita reale della gente.
- Io ho sperimentato sia la Chiesa formale (ingessata, burocratica, fredda), sia una Chiesa accogliente. La desidero accogliente, autentica, capace di coinvolgere tutti.
- L’esperienza del passato è stata positiva: le nostre famiglie ci hanno creduto sempre e ci hanno fatto fare esperienza di Oratorio, gioco, gioia. Gli studi mi hanno allontanata e soprattutto il mondo della scienza mi ha fatto pensare di poter trovare li tutte le risposte. Oggi comprendo che scienza non dà risposte a tutto… e sento un nuovo bisogno di spiritualità. Il percorso dei fidanzati è stato molto positivo e mi ha sprigionato il desiderio di passare dal non fare nulla al mettermi a servizio per qualcosa.
- Crescendo in una famiglia separata mi sono sentita non accolta, i miei genitori erano infatti stati esclusi. Per cui mi sono inizialmente allontanata, poi grazie ad un gruppo francescano mi sono riavvicinata e lì ho conosciuto il mio compagno. Oggi vedo la Chiesa molto cambiata, ci siamo sentiti accolti anche se conviventi e con figli, vedo una Chiesa che sa non avere paura dell’amore.
- Il modo di vedere la Chiesa dipende molto anche da chi la rappresenta: il papa e il parroco sono le figure più importanti. Io vorrei una Chiesa che sa amare tutti, un luogo di accoglienza a anche di aiuto nel sociale.
Alla fine di questa condivisione cui hanno preso parte circa una dozzina di coppie (molte delle quali hanno parlato entrambi), don Christian ha sottolineato alcune parole chiave o concetti che sono emersi più volte durante la condivisione:
- La maggior parte delle coppie ha sottolineato l’importanza della famiglia di origine come primo luogo dove si è fatta una certa esperienza di Dio e di fede… rimane sullo sfondo una certa idea di comunità cristiana che educa e accompagna e risulta invece centrale la figura del prete da cui dipende il giudizio sulla Chiesa.
- La Chiesa è chiamata ad essere sempre più: accogliente, autentica, luogo dove si sperimentano relazioni vere e significative. Hanno fatto male dei giudizi sulle famiglie dove i coniugi, per motivi diversi si sono dovuti separare, e si chiede alla Chiesa di fare un passo avanti nell’accoglienza di chi vive tali situazioni. Si chiede alla Chiesa di esserci nei problemi reali delle persone (anche nel sociale), cosa che già si fa ma che evidentemente è troppo poco visibile.
- Rimane molto positivo l’approccio al mondo dei social e di internet… è bella una Chiesa che sa parlare anche il linguaggio dei giovani… “la Chiesa stasera è entrata nel soggiorno di casa mia”.
- Dove gli itinerari di preparazione al matrimonio si sono vissuti con uno stile non didattico/conferenziale ma più familiare e con incontri più spalmati nel tempo, i fidanzati hanno dato maggiori feed-back positivi valutando l’esperienza come molto bella e capace di far nascere uno sguardo nuovo sulla Chiesa.
- L’epoca degli studi universitari e dell’inserimento lavorativo coincide spesso con l’abbandono della pratica della vita cristiana. Spesso si arriva fino al momento di sposarsi in Chiesa, senza ri-contattare questa dimensione della persona.
Alla fine della sintesi in cui i presenti si sono ritrovati il Vescovo ha preso la parola raccontando la sua esperienza di fede e di Chiesa. Il passaggio fondamentale nella sua vita è avvenuto nel momento in cui una persona di fede (nel suo caso un prete) gli ha mostrato la Chiesa non come un accozzaglia di regole morali o di regole da seguire, ma come luogo dove si cresce anzitutto nel rapporto con Cristo. E in questa relazione uno scopre di non essere giudicato e di essere capito e conosciuto meglio di quanto ciascuno di noi capisce se stesso.
L’invito conclusivo del Vescovo è stato quello di ricordarsi della loro chiamata come famiglia ad essere il primo luogo dove far fare ai figli una esperienza di Dio e di Chiesa bella, gioiosa, accogliente, ricordando il loro ruolo di battezzati e di sposi-genitori.
In un clima di vera familiarità e serenità, l’incontro si è concluso alle 22.30 con la benedizione del Vescovo.