Nella nostra Chiesa locale i fedeli laici sono sembrati entusiasti dell’opera di ascolto che abbiamo intrapreso negli scorsi mesi per il cammino sinodale. Molti sono stati gli interventi ed anche la partecipazione è stata attiva e feconda. Ciò che più ha sorpreso è stato trovare una qualche forma di resistenza da parte del clero locale e di coloro, laici o consacrati, che sono più direttamente coinvolti nella vita ecclesiale. I più disponibili al dialogo si sono dimostrati i lontani, i meno assidui. Una criticità rilevata da molti è stata la scarsità di tempo che abbiamo potuto dedicare ai gruppi di ascolto per i quali certamente sarebbe stato necessario un arco di tempo maggiore. Una difficoltà che abbiamo avuto è stata quella di riuscire ad allargare il cerchio degli ascolti al di fuori degli ambienti strettamente parrocchiali/ecclesiali, salvo alcune iniziative di carattere personale che si sono spinte all’ascolto al di fuori delle mura parrocchiali. Per quanto riguarda la domanda fondamentale proposta in sede di gruppi di ascolto, le reazioni sono state molteplici ma alcuni temi si sono ripetuti come un leitmotiv. Il principale di essi è certamente la richiesta di maggior ascolto da parte della Chiesa ed in particolare dei sacerdoti e di coloro che fanno parte della comunità parrocchiale. Le persone si aspettano e desiderano essere ascoltate, capite e non giudicate. Per questo motivo i gruppi di ascolto sinodali sono piaciuti, perché finalmente la gente ha sentito che la Chiesa o comunque chi in quel momento la rappresentava, era interessata veramente a loro, a ciò che pensano, alla loro personale esperienza di Comunità. In questo senso il secondo elemento che è scaturito come un importante necessità da parte di tutti è stata l’accoglienza: molti hanno sottolineato come la comunità dovrebbe essere più accogliente, inclusiva, soprattutto verso coloro che, per i motivi più disparati, sono lontani o si sentono lontani, abbattendo la molteplicità di regole che spesso si frappongono tra la comunità e le persone che ne fanno parte o che vorrebbero farne parte. Le persone vorrebbero che la Chiesa tornasse quella degli inizi, la Chiesa povera più aderente al Vangelo ed alle parole di Gesù, vorrebbe che i sacerdoti, divenuti spesso amministratori, tornassero rivestire il ruolo di pastori, senza essere affannati tra le mille faccende e questioni burocratiche che spesso li opprimono. Le persone vorrebbero che i pastori e coloro che hanno incarichi di responsabilità nelle comunità parrocchiali fossero più coerenti con ciò che annunciano e soprattutto che non ci fosse quella dicotomia così evidente tra quanto dice e chiede il nostro Santo Padre Francesco e ciò che viene detto e fatto in Chiesa. Un’attenzione particolare è stata riservata alle celebrazioni eucaristiche ed in generale alla liturgia che si vorrebbe più coinvolgente, in grado di attirare l’attenzione delle persone e soprattutto dei giovani, grandi assenti delle nostre celebrazioni. A proposito dei giovani, viene richiesta una particolare attenzione a questa categoria di fedeli: un linguaggio più consono ai tempi moderni e più vicino ai ragazzi potrebbe favorire il loro avvicinarsi alle Comunità. I giovani non chiedono sconti ma attenzione ed anche correzione laddove hanno sbagliato. La fretta, l’indifferenza, la superficialità nei rapporti interpersonali andrebbero bandite dalle nostre parrocchie e comunità perché tutti si sentano accolti come in una famiglia. Una sottolineatura è stata fatta anche riguardo alla formazione dei laici come elemento fondamentale per ridare autorevolezza alla fede professata. Infine, ma non meno importante è la richiesta di una Chiesa in uscita, tema caro a papa Francesco, le persone vorrebbero che la Chiesa fosse tale fuori dalle mura, in mezzo alla gente per le strade.