La presente sintesi si basa sui contributi di circa 15 gruppi di ascolto. La maggior parte (10 gruppi) sono i contributi provenienti dal Consiglio Pastorale Parrocchiale e dai gruppi parrocchiali. I restanti provengono da gruppi di ascolto tenuti da alcuni dei membri del Consiglio nei loro ambiti di vita ordinaria (condomini, posto di lavoro, conoscenti, ecc.).
Rispetto alla prima e alla seconda domanda (“Nella tua esperienza di vita che contatti hai avuto con la Chiesa? Ti sei sentito accolto e aiutato oppure no?”; “Oggi rispetto alla Chiesa dove mi colloco?”), la quasi totalità ha riconosciuto che i primi contatti con la Chiesa sono avvenuti in famiglia e attraverso la famiglia e poi, per coloro che sono rimasti attivi nella vita parrocchiale, si sono intensificati grazie all’incontro con persone “carismatiche”, che hanno fatto sentire le persone accolte, spingendole ad entrare e a restare nella vita parrocchiale. Molti si sentono dentro la Chiesa, ma, al tempo stesso, non nascondono atteggiamenti critici rispetto ad alcune scelte o posizioni della Chiesa, specialmente riguardo alle realtà “nuove” che ormai appartengono alla vita sociale ordinaria (coppie di fatto e relazioni omosessuali in particolare). Al tempo stesso c’è chi difende le posizioni “tradizionali” della Chiesa argomentando la necessità di annunciare e far comprendere tali posizioni. Più di qualcuno non ha più contatti stretti e/o diretti con la Chiesa, ma si rivolge ad essa solo per “necessità” (celebrazione dei sacramenti e/o sacramentali, certificati di idoneità, ecc.).
Rispetto alla terza domanda (“Quali passi alla luce della tua esperienza la Chiesa dovrebbe compiere per camminare a fianco di ogni persona?”), la maggioranza afferma che nella domanda è già data la risposta, cioè deve sapersi mettere a fianco, perché spesso sembra fuori dalla realtà. Deve togliersi di dosso l’immagine del luogo dove certi discorsi sono tabù (di nuovo, in particolare, sulle coppie di fatto e le relazioni omosessuali) e imparare a consigliare su determinati argomenti e non “calare dall’alto” la soluzione. Non dovrebbe ostacolare l’iter di leggi che permettano la regolamentazione civile di determinati argomenti, ma, al massimo, ricordare ai cristiani che queste leggi sanciscono dei diritti civili e non degli obblighi per tutti, per cui, se i cristiani non accettano certi diritti possono liberamente non usarne, ma lasciando ad altri la libertà di goderne. Per alcuni, sempre su questi argomenti particolari, la Chiesa dovrebbe rivedere le sue posizioni, perché la “condanna” sembra cozzare con l’amore e l’accoglienza predicata dal Vangelo e da papa Francesco in particolare. Una minoranza manifesta un po’ di spaesamento rispetto a questa domanda perché riconosce che negli anni sono stati fatti i più svariati tentativi per avvicinare le persone alla parrocchia, ma con scarsi risultati sul lungo periodo. Per alcuni la cosa da fare è avere a disposizione più preti che stiano in mezzo alla gente.